Il ritorno dei fenicotteri rosa migliaia di nidi in Sardegna

pubblicato da Repubblica il 25 maggio 2011

Il ritorno dei fenicotteri rosa migliaia di nidi in Sardegna


Nel parco regionale di Molentargius, nell’area di Cagliari, ne sono arrivati ottomila esemplari a coppie
Nell’oasi si è lavorato per attirare gli uccelli durante le loro rotte: è stata modificata la salinità dell’acqua

Come dar loro torto, hanno scelto una gran bella città per fermarsi, clima temperato, buon cibo e gente ospitale. Sono arrivati in circa ottomila, rigorosamente in coppia, e ci hanno fatto proprio il nido. Cagliari è abituata ai fenicotteri rosa, che dal 1993 visitano gli stagni compresi tra i grandi agglomerati urbani del capoluogo sardo, di Quartu Sant’Elena e Selargius, ma quest’anno quando al tramonto si leva lo stormo di quelli che da queste parti chiamano “genti arrubia”, cioè “popolo rosso”, lo spettacolo è prodigioso. Sono tanti, quanti non se ne erano mai visti, e sembrano aver seguito un invito ad personam, fatto dal Parco Regionale di Molentargius sotto forma di un progetto specifico per la loro tutela.
«I motivi precisi di questa straordinaria nidificazione li accerteremo a fine stagione – spiega l’ornitologa Alessia Atzeni, faunista dell’Ente Parco – ma è già evidente che dipende dagli sforzi fatti dal parco dal 2006, da quando cioè la struttura è diventata completamente operativa». Cagliari ha una lunga storia d’amore con “sa genti arrubia”. I primi esemplari di Phoenicopterus roseus si fermarono a nidificare nella grande zona umida di Molentargius nel 1993. Era l’anno in cui il Cagliari calcio aveva conquistato l’accesso alla Coppa Uefa e i tifosi scorrazzavano per la città: ogni clacson si azzittiva però sulle strade adiacenti lo stagno, per non disturbare i fenicotteri. L’aneddoto dà l’idea dell’ambiente in cui il parco di Molentargius è inserito e del rapporto tra la città e lo stagno. I comuni di Cagliari, Quartu e Selargius formano la maggiore concentrazione urbana della Sardegna – 350mila abitanti su un totale di un milione e 600mila dell’isola – e il cemento ha stretto d’assedio un ecosistema di enorme valore faunistico, un’oasi di passaggio per numerosissime specie sulle rotte migratorie dall’Africa all’Europa.
Per i fenicotteri sembrava non esserci posto, viste le attività umane, il vicino aeroporto di Elmas, gli scarichi fognari. In Italia, del resto, “sa genti arrubia” aveva già trovato, dagli inizi degli anni Ottanta, luoghi ben più tranquilli come il Delta del Po, non a caso diventato Parco già nel 1997, e la laguna di Orbetello, dove la riserva naturale è nata nel 1998. «I fenicotteri si nutrono di microorganismi presenti soltanto in acque molto salate – spiega l’ornitologa – e più che essere dei migratori in senso stretto sono erratici, opportunisti, si fermano dove trovano le condizioni migliori per clima e cibo». Sul clima non c’è molto da fare, ma per il resto a Cagliari si sono attrezzati: «Una piccola colonia frequentava lo stagno di Santa Gilla, a due chilometri da Molentargius, ma la zona non è protetta, ci sono cani randagi e nutrie rimaste da un vecchio allevamento da pelliccia che predavano i nidi. Per attirare i fenicotteri nel parco abbiamo costruito dei nidi finti e agito sulla salinità dell’acqua con la gestione degli argini. Gli anelli ci dicono poi che molti esemplari arrivano dalla Tunisia». «Quanto si sta verificando a Molentargius è il momento più delicato nel ciclo biologico di questa specie e stiamo facendo ogni cosa per tutelarlo – aggiunge il presidente del parco, il sindaco di Quartu Mauro Contini – E pensiamo che un tale fenomeno possa diventare anche un’attrazione turistica».

di CRISTINA NADOTTI