Testo dell’Architetto Silvano Piras

Sono pochi i luoghi di Cagliari capaci di esercitare un fascino così intenso come quello delle saline, dello stagno e della spiaggia del Poetto. I canali, gli argini, le strade, i cumuli di sale e le vasche di evaporazione formano un paesaggio suggestivo che afferrava già i viaggiatori che fra Ottocento e Novecento giungevano in città.
La spiaggia, la zona umida e le saline sono, insieme ai colli, l’elemento di maggior pregio paesaggistico dell’area cagliaritana, frutto di opere di governo delle acque svolte inizialmente con il solo lavoro umano e in seguito con l’uso degli animali.
La zona, inoltre, racchiude anche un patrimonio architettonico di notevole interesse, fatto di strutture per il lavoro, ponti di ferro, idrovore, impianti ammassamento, che costituiscono uno dei maggiori esempi di archeologia industriale dell’area cagliaritana.
Il valore di quest’area è testimoniato non solo da questa straordinarie archeologie industriali, o dagli altri manufatti prodotti dall’uomo nel corso di secoli, ma anche dall’incessante opera di trasformazione del paesaggio, prodotta da interventi realizzati sempre in perfetta armonia con gli specchi d’acqua interni, il mare, e le specie vegetali e animali preziose: elementi che costituiscono oggi il grande Parco Urbano di Molentargius.
In quest’area, gli edifici industriali testimoniano una cultura architettonica, che presenta caratteristiche urbane molto forti, e che si esprime a livelli alti anche nelle sistemazioni idrauliche dei canali, negli argini e nei ponti che segnano non solo le saline ma tutto il territorio di Molentargius .
Il processo di trasformazione delle saline e del sistema di raccolta naturale, iniziato dai piemontesi, ha prodotto un sistema unitario costituito sia dagli elementi naturali e paesaggistici, sia dagli elementi urbanistici e architettonici. Il più grande sistema di archeologia industriale, la più estesa macchina idraulica finalizzata all’estrazione e alla produzione del prezioso elemento.
Questa macchina produttiva, costituita da canali e vasche, rappresenta da secoli il sistema regolatore dell’area, che produce ambiente e fauna. Si tratta di una macchina-organismo complessa ed estesa, che oggi coniuga valori storici, sociali, ambientali e architettonici in una sintesi preziosa e originale.

Testo tratto dalla pubblicazione “Architetture e paesaggio delle Saline di Molentargius a Cagliari”.
Per localizzare gli edifici a cui si fa riferimento visualizza la cartina del villaggio del sale

La Città del Sale
La Città del Sale (o Villaggio del Sale) sorge alla fine del Novecento, accanto al canale della Palma, sul modello dei villaggi industriali e minerari edificati in altre zone della Sardegna; è costituito da fabbricati industriali, edifici comunitari e abitazioni che accolgono sia stilemi architettonici ottocenteschi sia esperienze razionalistiche del Novecento. Alcuni degli edifici si contraddistinguono per i riferimenti alle forme dell’architettura neogotica e neoromantica, mentre i fabbricati industriali sono nobilitati da apparati formali di vaga ispirazione classicista, e recinti e giardini presentano cancellate di gusto déco. Sia le residenze che l’edificio del dopolavoro hanno viali d’ingresso e giardini, frutto di un accurato disegno urbanistico, dove i passaggi dalle arterie principali alle zone più riposte sono filtrati dal verde, secondo una concezione ispirata alla città-giardino di tradizione inglese. La pietra, il cotto, il legno, il ferro, convivono accanto a decorazioni di gusto liberty ed eclettico: sono materiali utilizzati per costruire le officine o le abitazioni, rendono simili opifici e residenze, con una dominante comune qual è il rosso dei laterizi a vista che prevale ovunque nel villaggio. Sono gli stessi tecnici delle Regie Saline della Sardegna, che progettano sia gli argini, i muretti in pietra esagonale dei canali e i sobri edifici industriali, sia gli edifici comunitari e quelli abitativi, con qualche concessione in più agli ornamenti, ispirati al medievalismo tanto in voga negli anni a cavallo tra Ottocento e Novecento.

La Chiessa del SS nome di Maria

chiesa_ss_mariaLa chiesa sorge tra la via Tramontana e il viale la Palma; ha navata unica, il corpo semplice e le dimensioni ridotte che la rendono simile ad una cappella gentilizia, mentre la commistione di caratteri stilistici eterogenei dei prospetti accoglie anche cauti richiami all’architettura medioevale. Eretta nel 1934 su progetto dell’ingegner Vincenzo Marchi, allora direttore delle Saline di Stato, ospitava le messe degli abitanti del villaggio del sale. Divenne dal 1964 al 1979 la parrocchiale del quartiere La Palma, fu abbandonata con la costruzione di una nuova chiesa più ampia; dal 1991 è utilizzata solo per particolari cerimonie.

La Direzione delle Saline di Stato

Rdirezioneealizzata a partire dagli trenta del XX secolo e ubicata all’ingresso del villaggio del sale, la palazzina della direzione delle Saline di Stato sorge lungo il viale della Palma, all’interno di un giardino alberato, poco distante dalla chiesa del Ss. Nome di Maria. Si impone visivamente per il contrasto tra i cromatismi dei parametri murari rossi e le decorazioni chiare. Il fronte principale è scandito orizzontalmente da un basamento di finta pietra ad intonaco, da una cornice marcapiano, da un robusto cornicione aggettante sostenuto da mensole e coronato da una balaustra di colonnine alternate ad un muro pieno in laterizio. Verticalmente è suddiviso da margini bugnati in rilievo in due corpi laterali, leggermente avanzati rispetto alla porzione centrale. All’interno, nella sala infissi lignei originali con cornici lavorate, e arredi risalenti al periodo di costruzione dell’edificio rivelano l’unitarietà della costruzione.

Le abitazioni degli impiegati

abitazioni_degli_impiegatiIl complesso degli edifici residenziali destinati agli impiegati delle Saline è situato in una piazza interna rettangolare, secondo lo schema del tipico square inglese, e vi si accede percorrendo il lungo viale alberato che si diparte a sinistra dalla palazzina della direzione. I cinque fabbricati sorgono secondo una disposizione simmetrica: due coppie parallelamente e uno in asse con il viale. Sono caratterizzati dalle semplici volumetrie e dal tetto di copertura a padiglione, hanno parametri murari di laterizio rosso, in cui risaltano gli elementi decorativi delle aperture ripetuti uniformemente per l’intero perimetro. Quattro degli edifici, i più vecchi, sono articolati su due piani e presentano da quattro a sei aperture sul fronte maggiore in relazione alla grandezza del fabbricato. Gli edifici sono segnati da cornici piatte e architravi di cemento grigio che contornano le aperture ad arco a sesto ribassato unite da fasce orizzontali, e da fasce di basamento e zoccolature in pietra.

Il complesso delle officine, falegnameria, centrale elettrica e mensa

complesso_officineQuesto complesso presenta l’impianto tipico degli opifici industriali a un solo piano, articolato in due coppie di fabbricati paralleli bassi e allungati, abbinati a corpi perpendicolari più profondi e alti; sono ubicati fra il canale la Palma e il viale d’accesso alle abitazioni dei dipendenti. Il gruppo costituito dai primi tre fabbricati è disposto a destra della strada d’ingresso al complesso, mentre la falegnameria, gli uffici e la rimessa formano una corte interna a sinistra della medesima via. Il complesso ospita anche gli spazi ad uso dei muratori, la fonderia per la produzione degli oggetti in ghisa resistenti al sale: le pulegge, le ruote delle macchine realizzate per la lavorazione del sale e le ringhiere degli edifici del villaggio.

L’abitazione del custode

abitazione_custodeSuperato l’accesso al complesso delle officine, sulla sinistra del viale è ubicata l’abitazione del custode, caratterizzata dallo spigolo curvilineo, unico riferimento ai temi dell’architettura moderna, che distingue questo fabbricato dagli edifici industriali coevi, ma ispirati alle fabbriche ottocentesche, realizzati sul lato opposto della strada. Realizzata sulla riva del canale, l’abitazione presenta superfici ad intonaco rosso in cui si aprono regolari finestre con semplici cornici bianche e fasce di coronamento che contraddicono l’impianto razionalista dell’edificio.

Ufficio dei Sali Scelti
ufficio_sali_scelti ufficio_sali_scelti2Ubicato lungo la strada di accesso al compendio dello stagno di Molentargius e delle saline di Stato, il fabbricato industriale dei Sali Scelti (sede attuale della direzione del Parco Molentargius Saline) ha una pianta rettangolare ed è costituito da due volumi a tre e due piani. L’edificio era adibito alla purificazione del sale per usi alimentari e dotato di elevatore a noria che portava il sale al livello superiore dove iniziavano le varie fasi di lavorazione. La struttura, articolata in due blocchi di differente altezza, ha murature portanti in pietra intonacate e coperture a falde inclinate, costituite da capriate con puntoni in legno e tiranti in ferro e manto di copertura in pannelli di lamiera grecata rossa. Il bacino retrostante l’edificio, collegato con il canale della Palma, era utilizzato per l’attracco delle chiatte che trasportavano il sale.

La fabbrica dei sali potassici
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La fabbrica dei sali potassici sorge al margine occidentale della vasta area delle saline della Palma, lungo il canale Sa Perda Bianca, oggi denominato Terramaini. L’edificio industriale, realizzato per sfruttare i sottoprodotti del sale, è caratterizzato dalle masse volumetriche semplici dei tre corpi, due bassi e uno centrale più alto, e dalla vecchia ciminiera. Privo di apparato decorativo, si contraddistingue per le tipiche forme del capannone industriale a spioventi; costruito nel 1939, quando cessò la produzione per cui era sorto (negli anni 60 del XX secolo) l’edificio venne progressivamente abbandonato e, nel 1985, a causa di pericolosi cedimenti, la ciminiera è stata in parte demolita. Il corpo centrale, a due piani, presenta solai realizzati con travi d’acciaio e tavolati in legno, adatti per la lavorazione di prodotti fortemente corrosivi.

L’impianto del bromo

impianto_bromo impianto_bromo2

Al termine del viale della Palma, superando il Ponte Secchi, svoltando a destra, si giunge alla fabbrica del bromo. I due edifici per la produzione dei sali di bromo hanno pianta rettangolare e sono caratterizzati dalle masse volumetriche semplici dei corpi che li costituiscono. Il fabbricato maggiore è contraddistinto dal corpo centrale che si sviluppa su tre piani, e dalla copertura a botte dell’avancorpo del secondo capannone. Il complesso, privo di apparato decorativo, si segnala nel paesaggio per l’alta ciminiera in cotto e il silos cilindrico. Il fabbricato della SIB (Industria Sarda Bromo) ospitava gli impianti di lavorazione, trattamento, stoccaggio e confezionamento in recipienti in vetro del bromo. Oggi il complesso è in uso con altre finalità.

L’officina per la manutenzione delle locomotive

officina_locomotiveDal ponte della dogana, tornando indietro lungo la riva sinistra del canale si trova l’ex rimessa delle locomotive, costituita da un fabbricato a pianta rettangolare e tetto di copertura a due falde, che presenta sul fronte principale ampie finestre ad arco di cerchio su superfici ad intonaco scandite da paraste, e sul fronte minore i due portali a sesto ribassato e un oculo nel timpano. In questo edificio veniva fatta la manutenzione dei locomotori idraulici che trainavano i piccoli vagoni lungo la rete dei binari decauville.

La sede del Dopolavoro (Teatro delle Saline)
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Si accede all’ex Dopolavoro delle Saline dal viale della Palma; l’edificio conserva l’originale pianta rettangolare, consta di un corpo ad un piano posto attorno alla sala interna e presenta paraste di finto bugnato che scandiscono le proporzioni laterali leggermente aggettanti. Nel corpo centrale del prospetto principale si apre un porticato arioso retto da esili e stilizzati piastrini. L’edificio è scandito da una fascia di basamento, da una sottile cornice e da un cornicione di coronamento che uniscono le aperture contornate da cornicioni verticali e timpani orizzontali ispirati agli stilemi déco. Sul parapetto della terrazza si legge ancora la sigla dell’Opera Nazionale Dopolavoro. La sala interna è costituita da platea e galleria con balconata cinta da una ringhiera in ghisa con motivi ornamentali. Inaugurato nel 1932, il Dopolavoro fu abbandonato nel dopoguerra; negli anni ’90 un intervento di recupero ha accresciuto la capienza da 270 a 350 posti e ampliato il palcoscenico. A seguito di queste ristrutturazioni, l’edificio è stato riutilizzato ed è oggi conosciuto come il Teatro delle Saline.

L’impianto del Gesso

saline_gessoSi tratta di un fabbricato dalla semplice volumetria e copertura a due falde, con portali d’accesso sul fronte principale e cinque copie di aperture che danno luce agli ambienti interni nei fronti laterali. In questo impianto venivano confezionati i sacchi contenenti il solfato di calcio (gesso), raccolto nelle vasche della salina di Quartu S. Elena e utilizzato nelle lavorazioni della cementeria. Sorse negli anni trenta del Novecento, in un’area adibita alla prima lavorazione e accumulo del sale, compresa tra il canale della Palma e il canale Palamontis.

L’idrovora del Rollone
saline_idrovora saline_rolloneLungo il canale che collega le saline di Quartu S.Elena al Molentargius, si trova il complesso del Rollone (il cui nome deriva dal rullo utilizzato per regolarizzare la superficie dei bacini), suddiviso in tre settori comprendenti la centralina elettrica, cabina di distribuzione e la sala pompe e, sulla sponda opposta, il fabbricato dismesso della rimessa. Volgendo lo sguardo verso le caselle salanti si possono ammirare i sistemi di chiuse metalliche, saracinesche, sponde in legno e altri manufatti che nel corso del tempo si sono accumulati nell’area. La torretta della centralina elettrica presenta i medesimi apparati decorativi della cabina del recinto fiscale, con tre finestre a sesto ribassato rinserrate da margini in finto bugnato e cornicione aggettante. L’idrovora immetteva o estraeva l’acqua dalle saline della Spiaggia lungo il canale principale, costeggiato dalla strada sterrata sul margine orientale della fascia di Is Arenas.
Il capannone Nervi

saline_nervisaline_nervisSorto su progetto di Pierluigi Nervi, tra il 1955 ed il 1958, nel margine sud orientale dell’area portuale di Cagliari, il fabbricato è ubicato sul molo allo sbocco a mare del canale della Palafitta. Presenta una struttura a pianta rettangolare costituita da ampie volte paraboliche in cemento armato di forma simile ad un’altra architettura industriale del dopoguerra, il magazzino dei prodotti chimici dell’ex Montecatini, ubicato ai margini della laguna di Santa Gilla. Il silos è costituito dal volume principale a sezione parabolica, sormontato dal parallelepipedo del nastro trasportatore per lo stoccaggio del prodotto negli scomparti interni, scandito da elementi verticali in calcestruzzo con aperture rettangolari e dalla torre orientale dell’elevatore a tazze. A destra del capannone, in successione si trovano il lungo corpo rettangolare del nastro trasportatore, le tramogge e la gru per il sollevamento del sale. A sinistra il corpo delle officine e, di fronte al fabbricato, la struttura metallica del gruppo mobile con i nastri trasportatori ed elevatori per il carico del prodotto sulle navi ormeggiate. Le volte del fabbricato sono realizzate sfruttando le possibilità strutturali dell’ossatura dei costoni in cemento armato, poggiante su robusti sostegni laterali, che sostengono una leggera soletta in laterizio.

Per saperne di più consultate la seguente pagina sul sito della Regione Sardegna