Articolo del 21/09/2016 di Carla Reschia “La Stampa”.

Sardegna, le preziose paludi dei fenicotteri rosa

Nei pressi di Cagliari c’è una grande zona umida, che dal 1993 accoglie gli uccelli fantastici chiamati dai sardi “sa genti arrubia”, il popolo rosso. Un miracolo sorto grazie al lavoro dell’ornitologo tedesco Helmar Schenk

CARLA RESCHIA

A Cagliari i fenicotteri rosa si chiamano sa genti arrubia, il popolo rosso, e abitano proprio alla periferia della città, nello Stagno di Molentargius, a poca distanza dalla popolare spiaggia del Poetto, e dalla parte opposta, vicino all’aeroporto di Elmas, allo “Stagno di Cagliari”. Che è in effetti una grande zona umida che comprende la Laguna di Santa Gilla, le Saline di Macchiareddu e Porto Canale, che mescola acqua salata e acqua dolce per via della confluenza dei fiumi Cixerri e Flumini Mannu e che cerca di sopravvivere tra gli impianti della zona industriale, strade e superstrade. Antica culla della città, è il luogo dove sorse il primo insediamento umano, la Carales cartaginese, oggi le zone umide che circondano Cagliari sono un’area protetta di rilevanza internazionale, tra le più importanti in Europa, un luogo affascinante dove passeggiare, correre o andare in bicicletta tra distese d’acqua di ogni sfumatura di azzurro, piante acquatiche, aironi, cormorani, folaghe e il volo colorato dei fenicotteri.


Che qui sono una presenza recente: il fenicottero infatti nidifica in Italia solo dal 1993 e i primi nidi furono avvistati proprio in Sardegna. Oggi si trova anche in alcune zone umide in Sicilia, Toscana, Puglia e nelle Valli di Comacchio, dove ne è stata tentata con successo la riproduzione, ma questo è l’unico caso noto al mondo in cui questi uccelli di solito schivi, nidificano in un’area cittadina e fortemente urbanizzata. E tuttavia capace di attrarre ogni anno, grazie anche un sistema di impianti di fitodepurazione, migliaia di fenicotteri dall’Africa e da ogni parte d’Europa, come dimostrano gli anelli di identificazione: diecimila gli esemplari censiti quest’anno. E la storia continua: ai primi di giugno sono nati i primi pulli, la nuova generazione.


Un segnale positivo, indice del successo della delicata opera di mediazione quotidianamente necessaria per conciliare la protezione dell’habitat, lo sfruttamento delle saline di Santa Gilla e lo svolgimento della vita quotidiana in una zona altamente antropizzata. Perché il fenicottero, con la sua particolare alimentazione di molluschi, insetti acquatici e piccoli crostacei che donano il tipico colore rosato alle sue piume, le “ali purpuree” che compongono il suo nome di origine greca, phoenix pteron, è un garante severo della biodiversità e della salute ambientale: non a caso è l’animale simbolo delle zone umide.

Ma se oggi alla periferia di Cagliari i fenicotteri rosa sono una presenza fissa, prolifica e numerosa oltre che un’attrazione turistica, il merito è di un ornitologo tedesco, Helmar Schenk, che arrivò a Cagliari nel 1964 da giovane studente di zoologia con una borsa di studio della Germania Est. Doveva restarvi solo alcuni mesi, per completare i dati di una relazione sulla fauna locale, finì per passarvi il resto della sua esistenza, fino alla morte, nel 2012.

Appena arrivato, infatti, Schenk visitò Molentargius e fu una sorta di colpo di fulmine: «Era novembre, la città finiva in piazza Giovanni, oltre c’erano solo mandorli e attorno a viale Marconi la campagna era popolata da arbusti di salicornia: lo stagno brulicava di migliaia di uccelli migratori ma c’era un solo fenicottero», raccontò poi nelle sue memorie. Così, finita la borsa di studio, decise di restare e dedicarsi alla tutela delle zone umide sarde e in particolare a rendere Molentargius una casa accogliente per i fenicotteri rosa. E’ merito suo se sei anni dopo la stipula della convenzione internazionale di Ramsar per la protezione delle aree umide, avvenuta nel 1971, lo stagno di Molentargius, Santa Gilla, Mistras, Santa Giusta e lo stagno di Cabras ne entrarono a far parte. E poi a lui si devono il censimento tutte le specie di avifauna presenti nel sistema umido cagliaritano, uno studio usato per la realizzazione del piano paesaggistico della zona e la reintroduzione dei grifoni sull’isola.

Dal 1999 lo stagno di Molentargius è un parco. E quest’anno con l’arrivo di 14 milioni e mezzo di finanziamenti già stanziati si spera di poter avviare la ripresa anche in questa parte dell’area umida la produzione di sale, antichissima tradizione della zona.

Articolo del 21/09/2016 di Carla Reschia “La Stampa”.